Aveva sempre uno strano nome con cui chiamarmi. I capelli mai raccolti e perfettamente lisci castani arrivavano a pochi centimetri dalle spalle, profumatissimi e fastidiosissimi con l’inizio dell’estate; schiarivano di mese in mese fino a ricolorarsi con l’autunno, una mezza estate qui sull’isola. Un mio amico avrebbe detto ‘il sole dentro’, era proprio così.
Mai vista piangere.
Mai vista imbronciata.
Mai vista urlare se non di gioia.
Le mattinate rotolavano fino a diventare pomeriggi lunghissimi, sole alto e onde che si distendevano fino alla riva, enormi tavole bianche che tagliavano la schiuma in perfetta simbiosi con l’acqua. Il litorale si trasformava con la sera in un enorme tavolozza di colori, spicchi coloratissimi davano alla lingua di sabbia sembianze di pesce, piccole lische gialle, verdi, blu, bianche, rosse e poi di nuovo gialle, rosa, celesti, il celeste del mare accompagnava fino al bruciare del tramonto. Le nostre tende stavano dietro i cespugli, tra l’odore delle spugne di mare e il bruciare di enormi ventate d’erba che arrivavano da un piccolo chiosco.
Intrecciavo il paesaggio e il suo volto giocando a sfocare l’uno e l’altro, osservando il fondo del mare per poi ripassare a lei e scorrere sul suo profilo. Col calare della sera il mare s’increspava sempre meno e il colore della terra diventava sempre meno rosso; stavamo tutti in silenzio a guardare la meraviglia del paesaggio, io a guardare lei ed il mare.
La amavo, ma lei non sapeva nulla.
Peccato!
estivo…