Archivi tag: Cagliari

BUONANOTTE

DSC_0082zMi sono chiesto perché, perché dormi in terra alle tre del mattino, ti sfrecciano le auto a fianco e per poco le bici di  città non  ti schiacciano l’orecchio, maledetti oggetti vintage a due ruote che nemmeno ti salutano, non ti vogliono svegliare.

Partono le fantasie di chi ti sta intorno o ti passa vicino, un viaggiatore senza meta, si potresti essere un viaggiatore senza meta che voleva scrivere qualche canzone e si è affezionato a un cane, Dolly; ora magari è un po vecchia, è da tanto che state in giro. Sarei curioso di chiederti come ti chiami ma stai dormendo o almeno hai gli occhi chiusi e non ti lamenti, anche se le macchine ti sfrecciano a pochi centimetri dalla fronte e le zanzare di Cagliari ti ronzano sui lobi. La brezza primaverile muove un ciuffo biondo che sbuca dal cappuccio, il colore dei tuoi capelli è colore di uomo venuto da lontano, uomo che viaggia da tanto. Si dice che a una sarda hai proprio strappato il cuore, ragazza bella e con i fianchi larghi, occhi di cenere rotti dal tuo incantesimo; sono passati lenti i secondi in cui vi siete guardati e avete cercato di passarvi qualcosa con il solo lavoro delle vostre pupille, troppa l’ansia  Continua a leggere

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LA CARAVELLA

Pierluigi Nervi_Padiglione del Sale_Cagliari  (1955-58)

Vedendola ho sempre immaginato fosse una nave incappata in una delle solite giornate ventose di Cagliari, le giornate in cui il maestrale ti spettina e ti trascina solo dove lui sa, a Sud-Est verso le spiagge calde dell’Africa. Vedendola ho pensato fosse inciampata negli scogli di Sant’Elia, sballottata dalle onde violente dell’autunno  e ribaltata a poche decine di metri dal mare, ho immaginato fosse li da sempre, o forse da qualche secolo, ancora carica di genti e animali esotici. Ho creduto che le genti là dentro avessero iniziato a smontare i legni e a costruirsi delle case, piccole case di legno, il timone un lampadario, le vele i tendaggi, il guscio dello scafo la loro volta celeste, l’ossatura il disegno del loro piccolo universo.

 Ho sempre creduto che la notte, la dentro, si sprigionassero melodie d’ogni terra, lingue d’ogni continente e odori d’ogni angolo del nostro universo, odori di prati Irlandesi e di tulipani Olandesi, lavanda Francese e rosmarino sardo. Ho immaginato le facce e le voci di quelle genti. Li ho visti muoversi in ordine e a tempo nel grande scafo inondato dalla loro musica, li ho visti in cerchio che battevano i piedi sui legni capovolti e fare dei propri passi tamburi. Li ho visti uno ad uno suonare strumenti di corallo, arpe di capelli e nacchere di noci, li ho sentiti intonare canti a coro e suonare le zampogne quando il sole è alto anche per loro, quando qualche spiraglio di luce trapassa il loro scafo ormai vecchio.

Ho immaginato delle genti eterne sotto quell’enorme barca ribaltata, non ho dato peso alla loro fame o alla loro angoscia, non ho fatto caso alla loro malinconia. Guardando quel guscio ho pensato e basta, un enorme deposito di sale mi ha fatto pensare così tanto.

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DA DOMANI LIBERO

522095_4997401525916_1060430077_nQuel bastardo del vicino con quel “buona pesca” mi ha rovinato la giornata , neppure una beccata, e quando tiro su non trovo neppure il verme, solo l’amo e l’odore del mare. Ho lanciato dieci volte e la lenza ha schioccato tre volte, così ci rinuncio, appoggio la canna e mi sdraio sui massi enormi del vecchio molo. Osservare tutto ciò che si muove attorno a me è sempre stato il mio passatempo preferito, stare fermi e osservare. In lontananza una città che produce benzene, fumi densi e luci accattivanti, si avvicinano delle navi che si attaccano a degli enormi condotti, sembra un enorme cucciolata di maiali, tutti attaccati alle mammelle, in fila e composti. Il mare è quasi piatto, o almeno lo sarebbe se non fosse per quegli enormi mostri marini che seguono l’orizzonte, ma questo glielo perdono, le onde anomale sbattono sugli scogli e generano un suono avvolgente. La spiaggia è sempre più divorata da Continua a leggere

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OGGI TROMBA

ttoC’è ancora il mormorio nell’aria, quel brusio da chiacchiera disinteressata, le parole dette sotto voce che formano uno sciame di mugugni, un suono morbido.

Tutto tace, tutti siedono quando sul palco sale il maestro con la sua tromba, niente si muove. La prima nota è un brivido per tutti, è calda come lo è l’imboccatura dello strumento, è calda come vuole il musicista. Alcuni gesticolano tra le sedie come se quella nota fosse giustificata dalla grandezza dell’artista. Due in fondo nella sala chiudono gli occhi e lasciano che sia l’udito a svegliare gli altri sensi e a farli vagare nell’immaginazione. Le note prima lente e poi lunghe iniziano a rincorrersi e a creare un intreccio di colori, il mio sguardo passa su tutta la platea rimbalza tra le pellicce, i bizzarri cappelli e si ferma su un collo liscio cinto da una finissima collana d’argento; sta sotto di me, a dieci file in basso e tre a sinistra, ha un taglio di capelli elegante, un caschetto controllatissimo che le cinge il viso, un sorriso dolce, la musica la fa sorridere. Gli occhi seguono l’espressione del viso, sorridono e si rattristano, il naso a punta divide a metà la perfezione del suo volto. E’ catturata da ciò che accade di fronte a lei, il musicista si intreccia su se stesso, cerca una posizione che lo faccia arrivare chissà dove, si intreccia fino Continua a leggere

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BINTIMILAFRA’

colorsVai sul sicuro con Speranza, ha le labbra grosse e dei seni ancora grandi e sodi. Al mercato, il giovedì, quando chiedi pesce fresco a mezzogiorno, ti rispondono che a quell’ora il pesce fresco è tutto da lei. Di uomini, Speranza, ne ha visto davvero tanti, compreso il pescivendolo. Ha svezzato generazioni intere e fatto morire vecchi sorridendo. Le piace il suo mestiere, ma fuori dal casotto, sotto il ponte di fronte ai cozzai, il suo cuore é tutto per Gigio, amato dal primo istante, a diciannove anni. I due non si sono conosciuti con la solita tariffa ma in un bar della via Roma, entrambe seduti al tavolo, schiena poggiata ai grossi piloni, si sono guardati e hanno capito di essere della stessa razza, fatti per stare assieme. Matrimonio e casa in poche settimane, i figli sono arrivati solo dopo qualche tempo, sette, uno ogni due anni, tutti delinquenti tranne l’ultimo della serie, morto d’incidente stradale a quattro anni assieme al padre. In quell’ incidente Continua a leggere

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